martedì 29 luglio 2014

La grande svalutazione italiana (Sec. IX-XII)

Nella splendida città di Padova si trova, tra le altre mille cose belle, anche una delle più importanti collezioni numismatiche di tutta Europa. Quella del museo Bottacin di Palazzo Zuckermann.
Uno dei pannelli della mostra ci racconta una storia davvero interessante. Leggere per credere!



La grande svalutazione italiana (Sec. IX-XII)

Il problema di qualunque unificazione monetaria, nell'alto Medioevo come oggi, è quello di evitare che il diverso sviluppo economico delle regioni interessate possa "destabilizzare" la nuova moneta (da qui il rispetto dei famosi "parametri").
Esattamente questo avvenne dopo la riforma di Carlo Magno. Nelle regioni centrali dell'Impero, Francia e Germania, la presenza di risorse minerarie ed il costante afflusso di rendite e tributi da tutto l'Impero garantirono una certa disponibilità di moneta, che mantenne stabili sia il peso che la lega.
In Italia invece, da un lato un'economia forse commercialmente più sviluppata che richiedeva sempre più denaro, dall'altro una bilancia dei pagamenti negativa (per le rendite di cui sopra), portarono alla diminuzione dello stock monetario disponibile.
Per evitare questo fenomeno (e la conseguente "deflazione", cioè l'aumento di valore della moneta), le zecche italiane iniziarono a peggiorare il peso e la lega delle loro monete, fino a far perdere loro quasi il 90% del contenuto d'argento. A differenza di quanto verrebbe da credere, questa svalutazione fu un fatto altamente positivo, perché consentì di finanziare i commerci con monete "a basso costo", il che portò le regioni italiane ad avere un sviluppo economico senza pari in Europa (anche se non lo sapevano, i responsabili di quelle zecche stavano praticando a tutti gli effetti una sorta di "svalutazione competitiva").

Certo, molti di voi ora diranno che da allora sono passati secoli e che oggi il mondo è cambiato. Ne siete proprio sicuri?
Il grafico seguente mostra il saldo comparato delle partite correnti in rapporto al PIL tra Germania e Eurozona.


Noterete che, come durante il Medioevo, anche oggi il centro dell'Impero accumula surplus monetari di anno in anno, sottraendoli agli altri paesi dell'Unione. Tutta l'Eurozona è un immenso gioco a somma zero (verso l'esterno), e con all'interno grandi squilibri tra paesi creditori e debitori. In pratica, i primi si arricchiscono togliendo risorse ai secondi. Altro che locomotiva d'Europa!

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