lunedì 10 novembre 2014

Il debito esiste perché qualcuno guadagna troppo e qualcun altro troppo poco

Tutti noi abbiamo sentito parlare del debito pubblico. I più informati sapranno addirittura che, al 31 dicembre 2013, ammontava a oltre 2.000 miliardi di euro, ovvero al 133% del prodotto interno lordo (PIL) dello stesso anno.

Pochi di voi, invece, avranno sentito parlare del debito privato, quello di famiglie e imprese che, sempre al 31 dicembre 2013, non era di molto inferiore a quello pubblico.


Nel prossimo grafico, potrete vedere l'andamento dei debiti pubblico e privato dal 1970 al 2013.


Osservate come, la tendenza è quella che, quando il debito privato diminuisce, o rimane invariato (in rapporto al PIL) quello pubblico aumenta. E viceversa, quando quello pubblico decresce, incrementa quello privato. Questo accade perché la crescita economica è stata finanziata, in un modo o nell'altro, a debito. Con denaro pubblico, o con quello privato.

Durante il periodo analizzato (1970-2013) c'è stata solo un'importante eccezione a questa alternanza fra debito pubblico e privato, nel 2008-2010, quando il debito pubblico aveva ricominciato a crescere a causa della crisi proveniente da oltre oceano (vedi precedente post: quelli che il debito pubblico c'è perchè abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità) e quello privato continuava a aumentare a ritmi vertiginosi, come del resto aveva fatto praticamente dall'inizio dell'ingresso dell'Italia nell'euro (vedi precedente post: a cosa serve il job s act). La crescita di quest'ultimo si è interrotta solo con l'austerità (vedi precedente post: a che cosa è servita l'austerità?!).

Come ho scritto sopra, il debito aumenta per finanziare la crescita economica. Come mai funziona così? Una spiegazione di massima la possiamo trovare nel prossimo grafico.


La quota salari (la linea in rosso) è il rapporto tra stipendi e produttività. E' quindi la parte del reddito complessivo che in un'azienda viene attribuita al lavoro (la parte rimanente va invece a remunerare il capitale). Come avrete notatto tutti, dal 1970 al 2013 è diminuita di circa venti punti percentuali, passando dal 70% al 50% (la misura si legge nella colonna a destra).
Come ho già avuto modo di scrivere nel post: a che cosa serve il jobs act, se gli investitori pretendono che il capitale sia più remunerato rispetto al lavoro, accade che la maggior produzione rimane invenduta. Perché, ovviamente, chi ha una fetta sempre più piccola della torta, ovvero i lavoratori, non sono certo nelle condizioni di spendere di più. Il problema viene risolto da chi, avendo ha una fetta sempre più grande della torta, da in prestito una parte del suo profitto per finanziare quelli che faranno crescere l'economia con i loro maggiori consumi. Il tasso d'interesse, di solito piuttosto favorevole all'investitore, è quello che incentiva il capitalista a prestare il suo denaro, ed è pure lo stesso che erode ancora un po' di più la fetta di torta di chi si indebita.

Quello descritto sopra, è il principio scatenante di una qualsiasi bolla speculativa. Il debito cresce, e l'investitore guadagna. Il tutto continua fino a quando i debitori non riescono più a pagare facendo scoppiare la bolla. A quel punto, creditori e debitori useranno tutti i mezzi che hanno a loro disposizione per difendere i propri interessi, che saranno ovviamente opposti (uno lotterà per avere comunque i soldi indietro, e l'altro per non pagare più).

Anche nel grafico precedente c'è un'eccezione, e corrisponde al periodo successivo al 1996 che, come ripeto sempre, è l'anno in cui abbiamo fissato i cambi irrevocabili con le altre valute e siamo entrati, di fatto, nell'euro. L'eccezione è solo apparente. Infatti, da quell'anno in poi, come abbiamo visto nei post: il problema della produttività in Italia; Atene 2013: quando la Banca Centrale Europea ammise le responsabilità dell'euro nella crisi; e il problema dell'Europa sono gli squilibri interni e non il cambio con il dollaro, la bolla speculativa, si ingrandisce a livello europeo.

In conclusione, gli eccessivi debiti e crediti, si originano quando il denaro si distribuisce nel mercato in modo molto favorevole ad alcuni, i creditori, e molto sfavorevole al resto degli individui, i debitori. Quest'ultimi, cosa da non sottovalutare mai, pur essendo la parte economicamente più debole, hanno dalla loro il fatto che tendono ad essere la maggioranza della popolazione.

Nessun commento:

Posta un commento