lunedì 18 maggio 2015

Scuola: la spesa italiana è più bassa della media europea

Svolgendo un'altra professione e non sapendo sostanzialmente niente di scuola, a parte i vecchi ricordi di quando ero uno studente, se avessi in mente di migliorare l'istruzione pubblica, prima di tutto, mi informerei da chi nella scuola ci lavora. Chiederei soprattutto agli insegnanti e a tutto il personale scolastico. Chi meglio di loro, che a scuola ci lavorano ogni giorno, potrebbe consigliarmi come mettere a posto un po' di cose?

Io credo che la maggioranza delle persone che lavorano non siano dei fannulloni, ma individui responsabili, con i quali è possibile risolvere tanti problemi tramite un confronto costruttivo. Questa però è soltanto la mia opinione. D'altro canto c'è chi è convinto, a torto o a ragione, di essere sopra la media, e che gli altri siano al di sotto. E che pertanto crede che lasciassimo partecipare la gente alle decisioni sarebbe un disastro, perché al massimo penserebbero a come sistemare i propri personali interessi. Sono punti di vista.

Un semplice dato di fatto, invece, è quello qui sotto.


I dati dei due grafici sono disponibili sul database Eurostat qui

La spesa pubblica italiana per l'istruzione, in rapporto al PIL, è in calo rispetto a inizio anni novanta. In particolare, dopo la repentina diminuzione avvenuta tra il 1994 e il 1997 con i governi: Ciampi (tecnico), Berlusconi (centro destra), Dini (centro sinistra), e Prodi (centro sinistra), nessuno è stato in grado di portare la spesa allo stesso livello della media europea: D'Alema (centro sinistra), Amato (centro sinistra), Berlusconi (centro destra), di nuovo Prodi (centro sinistra), per finire di nuovo Berlusconi (centro destra).

Voglio fare uno sforzo di ottimismo. Quelli forniti da Eurostat sono dati riferiti al 2011, e l'ulteriore calo di PIL avvenuto tra il 2012 e il 2014 potrebbe aver diminuito la distanza che ci separa dalla media europea (media, non eccellenza) di 2-3 miliardi. Ma anche se fosse di 5 miliardi, resta comunque il fatto che mancano ancora all'appello una decina di miliardi l'anno di spesa pubblica.

Quindi: il merito, gli stage aziendali, l'inglese, il taglio degli sprechi, sono tutti argomenti ragionevoli, che non discuto affatto. Anche perché non sarei nemmeno in grado di entrare nello specifico. Ma ciò non solleva i governi, presenti e futuri, dallo spendere molti più capitali per la scuola. Questa dovrebbe essere la premessa di ogni discorso, e la prima pretesa di ogni contribuente.


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