lunedì 21 novembre 2016

Chi aveva previsto la vittoria di Trump?

In democrazia vince la maggioranza, questo è ovvio. Altrettanto naturale è che essa, la maggioranza in quanto tale, difficilmente possa essere composta dalle menti più brillanti di un paese. A far pendere il piatto della bilancia, da una parte o dall'altra, è sempre il voto degli umili. Succede sempre, quando prevalgono le nostre idee ma anche quando questo non accade. Una maggiore consapevolezza di ciò dovrebbe convincerci ad essere meno snob.

Ho letto diverse analisi sulle presidenziali USA, tutte più o meno concordanti sul fatto che Trump sia riuscito a sfruttare l'ondata di malcontento che attraversa l'America (e non solo). Per quello che conta, quest'interpretazione è abbastanza coerente con l'opinione che mi sono fatto pure io. Non sarei in grado di fare un'analisi approfondita del valore politico dei due candidati, o di fare previsioni su quanto accadrà ora, però, dato che il risultato ha sorpreso molte persone (incluso me) ho ritenuto che fosse interessante mettervi a conoscenza del lavoro di uno storico che aveva previsto sia la vittoria di Trump che quella di altri presidenti in passato.

The Keys to the White House di Allan Lichtman, professore della facoltà di storia della American University di Washington D.C., è un sistema che si basa su 13 affermazioni. Quando 5, o meno, di esse comportano una risposta falsa (o negativa) vincerà il candidato del partito al governo. Se invece 6, o più, sono false prevarrà quello dell'opposizione.
  1. Nelle ultime elezioni, il partito del presidente ha guadagnato deputati rispetto alle precedenti elezioni di metà mandato 
  2. Non c'è stata una serrata competizione per la nomination del candidato da parte del partito di cui fa parte l'attuale presidente
  3. Il candidato è il presidente in carica 
  4. Manca la presenza di un forte candidato indipendente alle elezioni presidenziali (con almeno il 5% dei consensi)
  5. L'economia non è in recessione durante la campagna elettorale
  6. La crescita del PIL pro capite durante l'ultimo mandato presidenziale è stata maggiore o uguale a quella dei due mandati precedenti
  7. L'amministrazione in carica ha varato importanti riforme durante gli ultimi 4 anni 
  8. Non si è verificata una forte instabilità sociale durante l'ultimo mandato
  9. L'amministrazione in carica non è stata colpita da scandali importanti
  10. L'amministrazione in carica non ha subito importanti sconfitte militari o di politica estera
  11. L'amministrazione in carica ha raggiunto importanti obiettivi militari o di politica estera 
  12. Il candidato del partito del presidente in carica è ritenuto un leader carismatico o un eroe nazionale 
  13. Il candidato del partito avversario a quello del presidente in carica è ritenuto un leader carismatico o un eroe nazionale
Nel caso delle passate elezioni il Prof. Lichtman ha considerato false, o negative, le seguenti sei affermazioni: 1-3-4-7-11-12. Tanto sarebbe bastato alla Clinton per perdere.

Esiste anche un metodo matematico che calcola i consensi che otterrà il partito del presidente in carica in base alle risposte affermative (che nel nostro caso sono sette: 2-5-6-8-9-10-13) e a un insieme di valori calcolati sulle serie storiche delle passate elezioni. La formula è la seguente:

V = 37,2 + 1,8 x 7 (affermazioni vere) = 49,8% dei consensi al candidato del partito del presidente in carica (e quindi 50,2% al candidato sfidante, in questo caso Trump).

Secondo Wikipedia, il sistema del Prof. Lichtman ha previsto correttamente il risultato delle elezioni presidenziali a partire dal 1984. E' vero che alcune delle affermazioni sopra elencate, come quelle sul carisma dei candidati, possono essere frutto di interpretazioni soggettive ma alla maggior parte di esse si può rispondere in modo preciso. Quindi, se anche voi non siete riusciti ad indovinare il candidato vincente, ricordatevene alle prossime elezioni.

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